martedì 11 novembre 2008

Giobbe - I DISCORSI DI ELIU

Giobbe - Capitolo 32 

III. I DISCORSI DI ELIU

Intervento di Eliu

(31,40b) Quando Giobbe ebbe finito di parlare, [1]quei tre uomini cessarono di rispondere a Giobbe, perchè egli si riteneva giusto. [2]Allora si accese lo sdegno di Eliu, figlio di Barachele il Buzita, della tribù di Ram. Si accese di sdegno contro Giobbe, perché pretendeva d'aver ragione di fronte a Dio; [3]si accese di sdegno anche contro i suoi tre amici, perché non avevano trovato di che rispondere, sebbene avessero dichiarato Giobbe colpevole. [4]Però Eliu aveva aspettato, mentre essi parlavano con Giobbe, perché erano più vecchi di lui in età. [5]Quando dunque vide che sulla bocca di questi tre uomini non vi era più alcuna risposta, Eliu si accese di sdegno.

[6]Presa dunque la parola, Eliu, figlio di Barachele il Buzita, disse:

Esordio

Giovane io sono di anni
e voi siete gia canuti;
per questo ho esitato per rispetto
a manifestare a voi il mio sapere.
[7]Pensavo: Parlerà l'età
e i canuti insegneranno la sapienza.
[8]Ma certo essa è un soffio nell'uomo;
l'ispirazione dell'Onnipotente lo fa intelligente.
[9]Non sono i molti anni a dar la sapienza,
né sempre i vecchi distinguono ciò che è giusto.
[10]Per questo io oso dire: Ascoltatemi;
anch'io esporrò il mio sapere.
[11]Ecco, ho atteso le vostre parole,
ho teso l'orecchio ai vostri argomenti.
Finché andavate in cerca di argomenti
[12]su di voi fissai l'attenzione.
Ma ecco, nessuno ha potuto convincere Giobbe,
nessuno tra di voi risponde ai suoi detti.
[13]Non dite: Noi abbiamo trovato la sapienza,
ma lo confuti Dio, non l'uomo!
[14]Egli non mi ha rivolto parole,
e io non gli risponderò con le vostre parole.
[15]Sono vinti, non rispondono più,
mancano loro le parole.
[16]Ho atteso, ma poiché non parlano più,
poiché stanno lì senza risposta,
[17]voglio anch'io dire la mia parte,
anch'io esporrò il mio parere;
[18]mi sento infatti pieno di parole,
mi preme lo spirito che è dentro di me.
[19]Ecco, dentro di me c'è come vino senza sfogo,
come vino che squarcia gli otri nuovi.
[20]Parlerò e mi sfogherò,
aprirò le labbra e risponderò.
[21]Non guarderò in faccia ad alcuno,
non adulerò nessuno,
[22]perché io non so adulare:
altrimenti il mio creatore in breve mi eliminerebbe.

Giobbe - Capitolo 33

La presunzione di Giobbe

[1]Ascolta dunque, Giobbe, i miei discorsi,
ad ogni mia parola porgi l'orecchio.
[2]Ecco, io apro la bocca,
parla la mia lingua entro il mio palato.
[3]Il mio cuore dirà sagge parole
e le mie labbra parleranno chiaramente.
[4]Lo spirito di Dio mi ha creato
e il soffio dell'Onnipotente mi dà vita.
[5]Se puoi, rispondimi,
prepàrati davanti a me, stà pronto.
[6]Ecco, io sono come te di fronte a Dio
e anch'io sono stato tratto dal fango:
[7]ecco, nulla hai da temere da me,
né graverò su di te la mano.
[8]Non hai fatto che dire ai miei orecchi
e ho ben udito il suono dei tuoi detti:
[9]«Puro son io, senza peccato,
io sono mondo, non ho colpa;
[10]ma egli contro di me trova pretesti
e mi stima suo nemico;
[11]pone in ceppi i miei piedi
e spia tutti i miei passi!».
[12]Ecco, in questo ti rispondo: non hai ragione.
Dio è infatti più grande dell'uomo.
[13]Perché ti lamenti di lui,
se non risponde ad ogni tua parola?
[14]Dio parla in un modo
o in un altro, ma non si fa attenzione.
[15]Parla nel sogno, visione notturna,
quando cade il sopore sugli uomini
e si addormentano sul loro giaciglio;
[16]apre allora l'orecchio degli uomini
e con apparizioni li spaventa,
[17]per distogliere l'uomo dal male
e tenerlo lontano dall'orgoglio,
[18]per preservarne l'anima dalla fossa
e la sua vita dalla morte violenta.
[19]Lo corregge con il dolore nel suo letto
e con la tortura continua delle ossa;
[20]quando il suo senso ha nausea del pane,
il suo appetito del cibo squisito;
[21]quando la sua carne si consuma a vista d'occhio
e le ossa, che non si vedevano prima, spuntano fuori,
[22]quando egli si avvicina alla fossa
e la sua vita alla dimora dei morti.
[23]Ma se vi è un angelo presso di lui,
un protettore solo fra mille,
per mostrare all'uomo il suo dovere,
[24]abbia pietà di lui e dica:
«Scampalo dallo scender nella fossa,
ho trovato il riscatto»,
[25]allora la sua carne sarà più fresca che in gioventù,
tornerà ai giorni della sua adolescenza:
[26]supplicherà Dio e questi gli userà benevolenza,
gli mostrerà il suo volto in giubilo,
e renderà all'uomo la sua giustizia.
[27]Egli si rivolgerà agli uomini e dirà:
«Avevo peccato e violato la giustizia,
ma egli non mi ha punito per quel che meritavo;
[28]mi ha scampato dalla fossa
e la mia vita rivede la luce».
[29]Ecco, tutto questo fa Dio,
due volte, tre volte con l'uomo,
[30]per sottrarre l'anima sua dalla fossa
e illuminarla con la luce dei viventi.
[31]Attendi, Giobbe, ascoltami,
taci e io parlerò:
[32]ma se hai qualcosa da dire, rispondimi,
parla, perché vorrei darti ragione;
[33]se no, tu ascoltami
e io ti insegnerò la sapienza.

Giobbe - Capitolo 34

Scacco dei tre saggi nel discolpare Dio

[1]Eliu continuò a dire:

[2]Ascoltate, saggi, le mie parole
e voi, sapienti, porgetemi l'orecchio,
[3]Perché l'orecchio distingue le parole,
come il palato assapora i cibi.
[4]Esploriamo noi ciò che è giusto,
indaghiamo fra di noi quale sia il bene:
[5]poiché Giobbe ha detto: «Io son giusto,
ma Dio mi ha tolto il mio diritto;
[6]contro il mio diritto passo per menzognero,
inguaribile è la mia piaga benché senza colpa».
[7]Chi è come Giobbe
che beve, come l'acqua, l'insulto,
[8]che fa la strada in compagnia dei malfattori,
andando con uomini iniqui?
[9]Poiché egli ha detto: «Non giova all'uomo
essere in buona grazia con Dio».
[10]Perciò ascoltatemi, uomini di senno:
lungi da Dio l'iniquità
e dall'Onnipotente l'ingiustizia!
[11]Poiché egli ripaga l'uomo secondo il suo operato
e fa trovare ad ognuno secondo la sua condotta.
[12]In verità, Dio non agisce da ingiusto
e l'Onnipotente non sovverte il diritto!
[13]Chi mai gli ha affidato la terra
e chi ha disposto il mondo intero?
[14]Se egli richiamasse il suo spirito a sè
e a sé ritraesse il suo soffio,
[15]ogni carne morirebbe all'istante
e l'uomo ritornerebbe in polvere.
[16]Se hai intelletto, ascolta bene questo,
porgi l'orecchio al suono delle mie parole.
[17]Può mai governare chi odia il diritto?
E tu osi condannare il Gran Giusto?
[18]lui che dice ad un re: «Iniquo!»
e ai principi: «Malvagi!»,
[19]lui che non usa parzialità con i potenti
e non preferisce al povero il ricco,
perché tutti costoro sono opera delle sue mani?
[20]In un istante muoiono e nel cuore della notte
sono colpiti i potenti e periscono;
e senza sforzo rimuove i tiranni,
[21]poiché egli tiene gli occhi sulla condotta
dell'uomo
e vede tutti i suoi passi.
[22]Non vi è tenebra, non densa oscurità,
dove possano nascondersi i malfattori.
[23]Poiché non si pone all'uomo un termine
per comparire davanti a Dio in giudizio:
[24]egli fiacca i potenti, senza fare inchieste,
e colloca altri al loro posto.
[25]Poiché conosce le loro opere,
li travolge nella notte e sono schiacciati;
[26]come malvagi li percuote,
li colpisce alla vista di tutti;
[27]perché si sono allontanati da lui
e di tutte le sue vie non si sono curati,
[28]sì da far giungere fino a lui il grido
dell'oppresso e fargli udire il lamento dei poveri.
[29]Se egli tace, chi lo può condannare?
Se vela la faccia, chi lo può vedere?
Ma sulle nazioni e sugli individui egli veglia,
[30]perché non regni un uomo perverso,
perché il popolo non abbia inciampi.
[31]Si può dunque dire a Dio:
«Porto la pena, senza aver fatto il male;
[32]se ho peccato, mostramelo;
se ho commesso l'iniquità, non lo farò più»?
[33]Forse, secondo le tue idee dovrebbe ricompensare,
perché tu rifiuti il suo giudizio?
Poiché tu devi scegliere, non io,
dì, dunque, quello che sai.
[34]Gli uomini di senno mi diranno
con l'uomo saggio che mi ascolta:
[35]«Giobbe non parla con sapienza
e le sue parole sono prive di senno».
[36]Bene, Giobbe sia esaminato fino in fondo,
per le sue risposte da uomo empio,
[37]perché aggiunge al suo peccato la rivolta,
in mezzo a noi batte le mani
e moltiplica le parole contro Dio.

Giobbe - Capitolo 35

Dio non è indifferente ai casi umani

[1]Eliu riprese a dire:

[2]Ti pare di aver pensato cosa giusta,
quando dicesti: «Ho ragione davanti a Dio»?
[3]O quando hai detto: «Che te ne importa?
Che utilità ne ho dal mio peccato»?
[4]Risponderò a te con discorsi
e ai tuoi amici insieme con te.
[5]Contempla il cielo e osserva,
considera le nubi: sono più alte di te.
[6]Se pecchi, che gli fai?
Se moltiplichi i tuoi delitti, che danno gli arrechi?
[7]Se tu sei giusto, che cosa gli dai
o che cosa riceve dalla tua mano?
[8]Su un uomo come te ricade la tua malizia,
su un figlio d'uomo la tua giustizia!
[9]Si grida per la gravità dell'oppressione,
si invoca aiuto sotto il braccio dei potenti,
[10]ma non si dice: «Dov'è quel Dio che mi ha
creato,
che concede nella notte canti di gioia;
[11]che ci rende più istruiti delle bestie
selvatiche,
che ci fa più saggi degli uccelli del cielo?».
[12]Si grida, allora, ma egli non risponde
di fronte alla superbia dei malvagi.
[13]Certo è falso dire: «Dio non ascolta
e l'Onnipotente non presta attenzione»;
[14]più ancora quando tu dici che non lo vedi,
che la tua causa sta innanzi a lui e tu in lui speri;
[15]così pure quando dici che la sua ira non punisce
né si cura molto dell'iniquità.
[16]Giobbe dunque apre invano la sua bocca
e senza cognizione moltiplica le chiacchiere.

Giobbe - Capitolo 36

Il vero senso delle sofferenze di Giobbe

[1]Eliu continuò a dire:

[2]Abbi un pò di pazienza e io te lo dimostrerò,
perché in difesa di Dio c'è altro da dire.
[3]Prenderò da lontano il mio sapere
e renderò giustizia al mio creatore,
[4]poiché non è certo menzogna il mio parlare:
un uomo di perfetta scienza è qui con te.
[5]Ecco, Dio è grande e non si ritratta,
egli è grande per fermezza di cuore.
[6]Non lascia vivere l'iniquo
e rende giustizia ai miseri.
[7]Non toglie gli occhi dai giusti,
li fa sedere sul trono con i re
e li esalta per sempre.
[8]Se talvolta essi sono avvinti in catene,
se sono stretti dai lacci dell'afflizione,
[9]fa loro conoscere le opere loro
e i loro falli, perché superbi;
[10]apre loro gli orecchi per la correzione
e ordina che si allontanino dalla iniquità.
[11]Se ascoltano e si sottomettono,
chiuderanno i loro giorni nel benessere
e i loro anni nelle delizie.
[12]Ma se non vorranno ascoltare,
di morte violenta periranno,
spireranno senza neppure saperlo.
[13]I perversi di cuore accumulano l'ira;
non invocano aiuto, quando Dio li avvince in catene:
[14]si spegne in gioventù la loro anima,
e la loro vita all'età dei dissoluti.
[15]Ma egli libera il povero con l'afflizione,
gli apre l'udito con la sventura.
[16]Anche te intende sottrarre dal morso
dell'angustia:
avrai in cambio un luogo ampio, non ristretto
e la tua tavola sarà colma di vivande grasse.
[17]Ma se colmi la misura con giudizi da empio,
giudizio e condanna ti seguiranno.
[18]La collera non ti trasporti alla bestemmia,
l'abbondanza dell'espiazione non ti faccia fuorviare.
[19]Può forse farti uscire dall'angustia il tuo
grido,
con tutti i tentativi di forza?
[20]Non sospirare quella notte,
in cui i popoli vanno al loro luogo.
[21]Bada di non volgerti all'iniquità,
poiché per questo sei stato provato dalla miseria.

Inno alla sapienza onnipotente

[22]Ecco, Dio è sublime nella sua potenza;
chi come lui è temibile?
[23]Chi mai gli ha imposto il suo modo d'agire
o chi mai ha potuto dirgli: «Hai agito male?».
[24]Ricordati che devi esaltare la sua opera,
che altri uomini hanno cantato.
[25]Ogni uomo la contempla,
il mortale la mira da lontano.
[26]Ecco, Dio è così grande, che non lo
comprendiamo:
il numero dei suoi anni è incalcolabile.
[27]Egli attrae in alto le gocce dell'acqua
e scioglie in pioggia i suoi vapori,
[28]che le nubi riversano
e grondano sull'uomo in grande quantità.
[31]In tal modo sostenta i popoli
e offre alimento in abbondanza.
[29]Chi inoltre può comprendere la distesa delle
nubi,
i fragori della sua dimora?
[30]Ecco, espande sopra di esso il suo vapore
e copre le profondità del mare.
[32]Arma le mani di folgori
e le scaglia contro il bersaglio.
[33]Lo annunzia il suo fragore,
riserva d'ira contro l'iniquità.

Giobbe - Capitolo 37

[1]Per questo mi batte forte il cuore
e mi balza fuori dal petto.
[2]Udite, udite, il rumore della sua voce,
il fragore che esce dalla sua bocca.
[3]Il lampo si diffonde sotto tutto il cielo
e il suo bagliore giunge ai lembi della terra;
[4]dietro di esso brontola il tuono,
mugghia con il suo fragore maestoso
e nulla arresta i fulmini,
da quando si è udita la sua voce;
[5]mirabilmente tuona Dio con la sua voce
opera meraviglie che non comprendiamo!
[6]Egli infatti dice alla neve: «Cadi sulla terra»
e alle piogge dirotte: «Siate violente».
[7]Rinchiude ogni uomo in casa sotto sigillo,
perché tutti riconoscano la sua opera.
[8]Le fiere si ritirano nei loro ripari
e nelle loro tane si accovacciano.
[9]Dal mezzogiorno avanza l'uragano
e il freddo dal settentrione.
[10]Al soffio di Dio si forma il ghiaccio
e la distesa dell'acqua si congela.
[11]Carica di umidità le nuvole
e le nubi ne diffondono le folgori.
[12]Egli le fa vagare dappertutto
secondo i suoi ordini,
perché eseguiscano quanto comanda loro
sul mondo intero.
[13]Le manda o per castigo della terra
o in segno di bontà.
[14]Porgi l'orecchio a questo, Giobbe, soffèrmati
e considera le meraviglie di Dio.
[15]Sai tu come Dio le diriga
e come la sua nube produca il lampo?
[16]Conosci tu come la nube si libri in aria,
i prodigi di colui che tutto sa?
[17]Come le tue vesti siano calde
quando non soffia l'austro e la terra riposa?
[18]Hai tu forse disteso con lui il firmamento,
solido come specchio di metallo fuso?
[19]Insegnaci che cosa dobbiamo dirgli.
Noi non parleremo per l'oscurità.
[20]Gli si può forse ordinare: «Parlerò io?».
O un uomo può dire che è sopraffatto?
[21]Ora diventa invisibile la luce,
oscurata in mezzo alle nubi:
ma tira il vento e le spazza via.
[22]Dal nord giunge un aureo chiarore,
intorno a Dio è tremenda maestà.
[23]L}Onnipotente noi non lo possiamo raggiungere,
sublime in potenza e rettitudine
e grande per giustizia: egli non ha da rispondere.
[24]Perciò gli uomini lo temono:
a lui la venerazione di tutti i saggi di mente.

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