domenica 9 novembre 2008

Maccabei 1 - GIONATA CAPO DEI GIUDEI E SOMMO SACERDOTE (160-143 a.C.)

IV. GIONATA CAPO DEI GIUDEI E SOMMO SACERDOTE (160-143 a.C.)

Trionfo del partito greco. Gionata capo della resistenza

[23]Dopo la morte di Giuda riapparvero i rinnegati in tutto il territorio d'Israele e risorsero tutti gli operatori di iniquità. [24]In quei giorni sopravvenne una terribile carestia e la terra stessa congiurò in loro favore. [25]Bàcchide scelse gli uomini più empi e li fece padroni della regione. [26]Quelli si diedero a ricercare e braccare gli amici di Giuda e li condussero da Bàcchide, che si vendicava di loro e li scherniva. [27]Ci fu grande tribolazione in Israele, come non si verificava da quando fra loro erano scomparsi i profeti. [28]Allora tutti gli amici di Giuda si radunarono e dissero a Giònata: [29]«Da quando è morto tuo fratello Giuda, non c'è uomo simile a lui per condurre l'azione contro i nemici e Bàcchide e gli avversari della nostra nazione. [30]Ora noi ti eleggiamo oggi nostro capo e condottiero nelle nostre battaglie». [31]Giònata assunse il comando in quella occasione e prese il posto di Giuda suo fratello.

Gionata nel deserto di Tekoa. Episodi cruenti intorno a Madaba

[32]Appena Bàcchide ne ebbe notizia, cercò di ucciderlo. [33]Furono informati anche Giònata e Simone suo fratello e tutti i loro seguaci, ed essi fuggirono nel deserto di Tekòa e si accamparono presso la cisterna di Asfar. [34]Bàcchide lo seppe in giorno di sabato e si portò con tutto il suo esercito al di là del Giordano. [35]Giònata inviò suo fratello, capo della turba, a chiedere ai Nabatei suoi amici di custodire presso di sé i loro equipaggiamenti che erano abbondanti. [36]Ma i figli di Iambri che abitavano in Màdaba fecero una razzia e catturarono Giovanni, con tutte le cose che aveva, e portarono via tutto.[37]Dopo questo fatto riferirono a Giònata e a Simone suo fratello: «I figli di Iambri hanno una grande festa di nozze e conducono a Nàdabat la sposa, figlia di uno dei grandi magnati di Canaan, con corteo solenne». [38]Si ricordarono allora del sangue del loro fratello Giovanni, perciò si mossero e si appostarono in un antro del monte. [39]Ed ecco alzando gli occhi videro un corteo numeroso e festante e lo sposo con gli amici e fratelli, che avanzava incontro al corteo, con tamburi e strumenti musicali e grande apparato. [40]Balzando dal loro appostamento li trucidarono; molti caddero colpiti a morte mentre gli altri ripararono sul monte ed essi presero le loro spoglie. [41]Le nozze furono mutate in lutto e i suoni delle loro musiche in lamento. [42]Così vendicarono il sangue del loro fratello e ritornarono nelle paludi del Giordano.

Il passaggio del Giordano

[43]Bàcchide ne ebbe notizia e venne in giorno di sabato fin sulle sponde del Giordano con numeroso esercito. [44]Giònata disse ai suoi: «Alziamoci e combattiamo per la nostra vita, perché oggi non è come gli altri giorni. [45]Ecco abbiamo i nemici di fronte a noi e alle spalle, dall'uno e dall'altro lato l'acqua del Giordano o la palude o la boscaglia, non c'è possibilità di sfuggire. [46]Alzate ora le vostre grida al Cielo, perché possiate scampare dalla mano dei vostri nemici». [47]E si attaccò battaglia. Giònata stese la mano per colpire Bàcchide, ma questi lo scansò e si tirò indietro. [48]Allora Giònata e i suoi uomini si gettarono nel Giordano e raggiunsero a nuoto l'altra sponda; gli altri non passarono il Giordano per inseguirli. [49]Dalla parte di Bàcchide caddero in quella giornata circa duemila uomini.

Fortificazioni di Bacchide. Morte di Alcimo

[50]Bàcchide tornò in Gerusalemme ed edificò fortezze in tutta la Giudea: le fortezze di Gerico, Emmaus, Bet-Coròn, Betel, Tamnata, Piraton e Tefon con mura alte, porte e sbarre e [51]vi pose un presidio per molestare Israele. [52]Fortificò anche la città di Bet-Zur e Ghezer e l'Acra e vi stabilì milizie e vettovaglie.[53]Prese come ostaggi i figli dei capi della regione e li pose come prigionieri nell'Acra a Gerusalemme.

[54]Nell'anno centocinquantatrè, nel secondo mese, Alcimo ordinò di demolire il muro del cortile interno del santuario; così demoliva l'opera dei profeti. Si incominciò dunque a demolire. [55]Ma in quel tempo Alcimo ebbe un colpo e fu interrotta la sua opera. La sua bocca rimase impedita e paralizzata e non poteva più parlare né dare disposizioni per la sua casa. [56]Alcimo morì in quel tempo con grande spasimo. [57]Bàcchide, vedendo che Alcimo era morto, se ne tornò presso il re e la Giudea rimase tranquilla per due anni.

L'assedio di Bet-Basi

[58]Tutti gli empi tennero questo consiglio: «Ecco Giònata e i suoi vivono tranquilli e sicuri. Noi dunque faremo venire Bàcchide e li catturerà tutti in una sola notte». [59]Andarono e tennero consiglio da lui. [60]Egli si mosse per venire con un esercito numeroso e mandò di nascosto lettere a tutti i suoi fautori nella Giudea, perché s'impadronissero di Giònata e dei suoi. Ma non riuscirono, perché era stata svelata la loro trama. [61]Anzi questi presero una cinquantina di uomini, tra i promotori di tale iniquità nel paese e li misero a morte. [62]Poi Giònata e Simone con i loro uomini si recarono fuori del paese a Bet-Basi nel deserto e ricostruirono le sue rovine e la fortificarono. [63]Lo seppe Bàcchide e radunò la sua gente e avvisò quelli della Giudea. [64]Andò ad accamparsi presso Bet-Basi e la attaccò per molti giorni allestendo anche macchine. [65]Giònata lasciò Simone suo fratello nella città e uscì nella regione, percorrendola con un drappello di armati. [66]Battè Odomèra con i suoi fratelli e i figli di Fasiron nel loro attendamento. Cominciarono così a battersi e aumentarono di forze.[67]Simone a sua volta e i suoi fecero una sortita dalla città e incendiarono le macchine. [68]Poi attaccarono Bàcchide, che fu sconfitto, e lo gettarono in grande disappunto, perché il suo piano e la sua impresa erano andati a vuoto. [69]Si rivolse con rabbia contro quei rinnegati che l'avevano consigliato di venire nel paese. [70]Giònata lo seppe e gli mandò messaggeri per concludere la pace con lui e scambiare i prigionieri. [71]Quegli accettò e fece secondo le sue proposte e gli giurò che non gli avrebbe recato alcun male per il resto dei suoi giorni; [72]poi gli restituì i prigionieri che prima aveva catturati nella Giudea e, messosi sulla via del ritorno, se ne andò nel suo paese e non volle più tornare nel loro territorio. [73]Così si riposò la spada in Israele. Giònata risiedeva in Micmas e incominciò a governare il popolo e a far scomparire gli empi da Israele.

Maccabei 1 - Capitolo 10

Competizione di Alessandro Balas. Gionata nominato sommo sacredote

[1]Nell'anno centosessanta Alessandro Epìfane, figlio di Antioco, s'imbarcò e occupò Tolemàide; vi fu riconosciuto re e cominciò a regnare. [2]Quando lo seppe, il re Demetrio radunò un esercito molto grande e gli mosse contro per fargli guerra. [3]Demetrio mandò anche lettere a Giònata con espressioni di amicizia per esaltarlo. [4]Diceva infatti: «Preveniamo costoro con la proposta di far pace con noi, prima che Giònata concluda un'alleanza con Alessandro contro tutti noi. [5]Si ricorderà certo di tutti i mali che abbiamo causati a lui, ai suoi fratelli e al suo popolo». [6]Gli concesse facoltà di raccogliere milizie, di preparare armi e considerarsi suo alleato e gli fece restituire gli ostaggi che erano nell'Acra. [7]Giònata venne in Gerusalemme e lesse le lettere davanti a tutto il popolo e a quelli dell'Acra. [8]Questi ebbero grande timore quando sentirono che il re gli aveva concesso facoltà di arruolare milizie. [9]Quelli dell'Acra restituirono gli ostaggi ed egli li rese ai loro genitori. [10]Giònata pose la residenza in Gerusalemme e incominciò a ricostruire e rinnovare la città. [11]Ordinò ai costruttori di edificare le mura e la cinta muraria del monte Sion con pietre quadrate per fortificazione, e così fecero. [12]Gli stranieri che stavano nelle fortezze edificate da Bàcchide fuggirono; [13]ognuno abbandonò la sua posizione e tornò alla sua terra; [14]solo in Bet-Zur erano rimasti alcuni traditori della legge e dei comandamenti; fu quello il loro rifugio.

[15]Il re Alessandro seppe dell'ambasciata che Demetrio aveva mandato a Giònata; gli narrarono anche le battaglie e gli atti di valore che egli e i suoi fratelli avevano compiuto e le fatiche sopportate [16]e disse: «Troveremo un altro come lui? Facciamocelo amico e alleato». [17]Scrisse e spedì a lui questa lettera:

[18]«Il re Alessandro al fratello Giònata salute. [19]Abbiamo sentito dire di te che sei uomo forte e potente e disposto ad essere nostro amico. [20]Noi dunque ti nominiamo oggi sommo sacerdote del tuo popolo e amico del re - gli aveva inviato anche la porpora e la corona d'oro - perché tu favorisca la nostra causa e mantenga amicizia con noi». [21]Giònata indossò le vesti sacre nel settimo mese dell'anno centosessanta nella festa delle Capanne e arruolò soldati e fece preparare molte armi.

Lettera di Demetrio I a Gionata

[22]Demetrio venne a sapere queste cose e si rattristò e disse: [23]«Perché abbiamo lasciato che Alessandro ci prevenisse nell'accaparrarsi l'amicizia dei Giudei a suo sostegno? [24]Scriverò anch'io parole d'invito e proposte di onori e di doni, perché passino dalla nostra parte». [25]Scrisse loro in questi termini: «Il re Demetrio al popolo dei Giudei salute. [26]Avete osservato le nostre alleanze e siete rimasti nella nostra amicizia e non siete passati ai nostri nemici: l'abbiamo saputo e ne siamo felici. [27]Continuate dunque a mantenerci la vostra fedeltà e ricambieremo con favori quello che farete per noi. [28]Vi concederemo ampie immunità e vi invieremo doni. [29]Fin da ora dispenso voi ed esonero tutti i Giudei dal tributo e dalla tassa del sale e dalle corone. [30]Rinuncio anche da oggi in poi a riscuotere dalla Giudea e dai tre distretti che le sono annessi, dalla Samaria e dalla Galilea, la terza parte del grano e la metà dei frutti degli alberi che mi spetta, da oggi per sempre. [31]Gerusalemme sia santa ed esente con il suo distretto e così siano sacre le decime e i tributi. [32]Rinuncio anche al potere sull'Acra in Gerusalemme e la concedo al sommo sacerdote perché vi stabilisca uomini da lui scelti a presidiarla. [33]Rimetto in libertà senza compenso anche ogni persona giudea, fatta prigioniera fuori del paese di Giuda in tutti i miei domìni; tutti siano esonerati dai tributi, anche da quelli del bestiame. [34]Tutte le feste e i sabati e i noviluni e il triduo prima e il triduo dopo la festa siano tutti giorni di esenzione e di immunità per tutti i Giudei che sono nel mio regno; [35]nessuno avrà il potere di intentare causa contro di loro o di disturbarli per alcun motivo. [36]Si potranno arruolare nell'esercito del re fino a tremila Giudei e sarà dato loro il soldo, come spetta a tutte le forze del re. [37]Saranno posti di stanza alcuni di loro nelle più grandi fortezze del re, alcuni di loro saranno anche preposti agli affari di fiducia del regno; i loro superiori e i comandamenti saranno scelti tra di loro e potranno regolarsi secondo le loro leggi, come ha prescritto il re anche per la Giudea. [38]I tre distretti assegnati alla Giudea, detraendoli dalla regione della Samaria, saranno riconosciuti dalla Giudea e considerati come sottoposti a uno solo e non dipendenti da altra autorità che non sia quella del sommo sacerdote. [39]Assegno Tolemàide e le sue dipendenze come dono al tempio di Gerusalemme per le spese necessarie al santuario. [40]Io personalmente assegno ogni anno quindicimila sicli d'argento prelevati dai diritti del re sulle località più convenienti. [41]Gli ulteriori contributi che non sono stati versati dagli incaricati come negli anni precedenti, d'ora in poi saranno corrisposti per le oprere del tempio. [42]Oltre a ciò i cinquemila sicli che venivano prelevati dall'ammontare delle entrate annuali del tempio sono anche condonati perché appartengono ai sacerdoti che vi prestano servizio. [43]Chiunque si rifugerà nel tempio di Gerusalemme e nella sua zona con debiti da rendere al re o per qualunque motivo, sarà dichiarato libero con quanto gli appartiene nel mio regno. [44]Per le costruzioni e i restauri nel tempio le spese saranno sostenute dalla cassa del re. [45]Anche per la costruzione delle mura e delle fortificazioni intorno a Gerusalemme le spese saranno sostenute dall'erario del re e così la costruzione di mura nella Giudea».

Gionata respinge le offerte di Demetrio. Morte del re

[46]Quando Giònata e il popolo intesero simili espressioni, non vi prestarono fede e non le accettarono, ricordando le grandi iniquità da lui compiute contro Israele e quanto li avesse fatti soffrire. [47]Ma preferirono Alessandro, perché questi era stato il primo ad avviare trattative di pace, e gli furono sempre alleati.

[48]Il re Alessandro raccolse grandi forze e uscì in campo contro Demetrio. [49]I due re attaccarono battaglia e l'esercito di Demetrio fu messo in fuga; Alessandro lo inseguì ed ebbe la meglio sulle sue truppe; [50]la battaglia infuriò fino al tramonto del sole e Demetrio cadde ucciso in quel giorno.

Matrimonio di Alessandro con Cleopatra. Gionata stratega e governatore

[51]Alessandro mandò allora ambasciatori al re Tolomeo con questo messaggio: [52]«Poiché sono rientrato nel mio regno e mi sono seduto sul trono dei miei padri, ho ripreso il comando e ho sconfitto Demetrio - egli si era impadronito del mio territorio [53]ma io gli ho mosso guerra ed egli e il suo esercito furono sconfitti dal nostro e ci siamo seduti sul trono del suo regno - [54]concludiamo tra di noi amicizia; tu concedimi in sposa tua figlia, io sarò tuo genero e offrirò a te e a lei doni degni di te».

[55]Tolomeo rispose: «Felice il giorno in cui sei tornato nella terra dei tuoi padri e ti sei seduto sul trono del loro regno. [56]Io farò quanto hai proposto nella lettera, ma tu vienimi incontro fino a Tolemàide, perché ci vediamo a vicenda, e io diventerò tuo suocero, come hai chiesto».

[57]Tolomeo partì dall'Egitto con la figlia Cleopatra e si recò a Tolemàide nell'anno centosessantadue. [58]Gli andò incontro il re Alessandro: Tolomeo gli diede sua figlia Cleopatra e celebrò le nozze con lei in Tolemàide secondo lo stile dei re con grande sfarzo.

[59]Il re Alessandro scrisse a Giònata di venirgli incontro. [60]Egli andò con grande parata a Tolemàide e s'incontrò con i due re; offrì loro e ai loro amici oro e argento e molti doni e si guadagnò il loro favore. [61]Si accordarono però contro di lui uomini pestiferi d'Israele, traditori della legge, per deporre contro di lui, ma il re non prestò loro ascolto. [62]Il re invece diede ordine di far deporre a Giònata le sue vesti e di rivestirlo della porpora e l'ordine fu eseguito. [63]Il re lo fece sedere accanto a sé e disse ai suoi ufficiali: «Attraversate con lui la città e proclamate che nessuno porti accuse contro di lui per qualunque motivo e nessuno gli rechi molestia in alcun modo». [64]Ora, quando i suoi accusatori videro gli onori che riceveva, come proclamava il banditore, e che era stato rivestito di porpora, si dileguarono tutti. [65]Il re gli conferì onori e lo ascrisse tra i suoi primi amici e lo costituì stratega e governatore della provincia. [66]Così Giònata tornò a Gerusalemme in pace e gioia.

Demetrio II. Apollonio governatore di Celesiria, battuto da Gionata

[67]Nell'anno centosessantacinque Demetrio, figlio di Demetrio, venne da Creta nella terra dei suoi padri. [68]Il re Alessandro, quando lo seppe, ne fu assai preoccupato e tornò in Antiochia. [69]Demetrio affidò il governo della Celesiria ad Apollonio e questi raccolse un grande esercito, si accampò presso Iamnia e inviò al sommo sacerdote Giònata questo messaggio:

[70]«Soltanto tu ti sei alzato contro di noi e io sono diventato oggetto di derisione e di scherno a causa tua. Perché ti fai forte contro di noi stando sui monti?[71]Ora, se sei tanto sicuro delle tue forze, scendi contro di noi nella pianura e qui misuriamoci, perché con me c'è la forza delle città. [72]Infòrmati e sappi chi sono io e chi sono gli altri miei alleati. Questi ti diranno: Non potrete tener saldo il piede davanti a noi, perché gia due volte sono stati da noi sconfitti i tuoi padri nella loro terra. [73]Così ora non potrai resistere alla cavalleria e a un esercito come il nostro in pianura, ove non c'è roccia né scoglio né luogo in cui rifugiarsi».[74]Quando Giònata intese le parole di Apollonio, ne ebbe l'animo irritato; scelse diecimila uomini e uscì da Gerusalemme. Suo fratello Simone gli venne incontro per aiutarlo. [75]Si accampò presso Giaffa, ma gli abitanti avevano chiuso la città, perché a Giaffa vi era un presidio di Apollonio. Le diedero l'assalto;[76]i cittadini spaventati aprirono e Giònata fu padrone di Giaffa. [77]Apollonio lo seppe e mise in campo tremila cavalli e molte truppe e si mosse verso Asdòd, come se intendesse fare quel percorso, ma subito si spinse nella pianura, poiché aveva una cavalleria numerosa sulla quale contava. [78]Giònata lo inseguì alle spalle in direzione di Asdòd e gli eserciti attaccarono battaglia. [79]Apollonio aveva lasciato un migliaio di cavalieri nascosti dietro di loro; [80]Giònata però si era accorto che c'era un appostamento dietro di lui. Quelli circondarono il suo schieramento e lanciarono frecce contro le truppe da mattina fino a sera. [81]Ma le truppe tennero fermo come aveva ordinato Giònata, mentre i cavalli di quelli si stancarono. [82]Allora Simone fece uscire le sue riserve e attaccò la falange e poiché la cavalleria ormai era esausta, quelli furono travolti e si diedero alla fuga; [83]i cavalieri si dispersero nella pianura e gli altri si rifugiarono in Asdòd ed entrarono in Bret-Dagon, il tempio del loro idolo, in cerca di scampo. [84]Giònata allora incendiò Asdòd e le città all'intorno, prese le loro spoglie e diede alle fiamme anche il tempio di Dagon e quanti vi si erano rifugiati. [85]Gli uccisi di spada e i morti tra le fiamme assommarono a circa ottomila uomini. [86]Poi Giònata tolse il campo di là e si accampò di fronte ad Ascalòna e i cittadini gli vennero incontro con grandi onori. [87]Così Giònata tornò in Gerusalemme con i suoi uomini carichi di bottino. [88]Il re Alessandro, udendo queste notizie, aumentò gli onori a Giònata; [89]gli inviò la fibbia d'oro che si usa inviare ai parenti del re e gli diede in possesso Ekròn e tutto il suo territorio.

Maccabei 1 - Capitolo 11

Tolomeo VI sostiene Demetrio II e muore con Alessandro Balas

[1]Il re d'Egitto raccolse forze numerose come la sabbia che è lungo il lido del mare e molte navi e cercava di impadronirsi con inganno del regno di Alessandro per annetterlo al proprio regno. [2]Venne in Siria con dimostrazioni pacifiche e tutte le città gli aprivano le porte e gli andavano incontro, perché era ordine del re Alessandro di andargli incontro, essendo suo suocero. [3]Ma quando Tolomeo entrava nelle città, stabiliva in ognuna di esse le sue truppe di guarnigione.[4]Quando giunse ad Asdòd, gli mostrarono il tempio di Dagon bruciato e i villaggi intorno distrutti, i cadaveri buttati qua e là e quelli carbonizzati dagli incendi nella guerra: li avevano appunto accumulati lungo il percorso del re. [5]Raccontarono al re quanto aveva fatto Giònata, per metterlo in cattiva luce, ma il re tacque. [6]Giònata andò incontro al re in Giaffa con grande apparato e si salutarono a vicenda e passarono la notte colà. [7]Giònata accompagnò poi il re fino al fiume chiamato Elèutero e fece ritorno in Gerusalemme. [8]Il re Tolomeo si impadronì di tutte le città della costa fino a Selèucia marittima e covava piani iniqui riguardo ad Alessandro. [9]Mandò un'ambasciata a dire al re Demetrio: «Su, concludiamo un'alleanza fra noi: io ti darò mia figlia, che Alessandro ha in moglie, e la possibilità di rientrare nel regno di tuo padre. [10]Mi sono pentito di avergli dato mia figlia, perché ha cercato di uccidermi». [11]Lo calunniò perché egli aspirava al suo regno; [12]quindi, toltagli la figlia, la diede a Demetrio e cambiò atteggiamento verso Alessandro e divenne così manifesta la loro inimicizia.[13]Tolomeo entrò in Antiochia e cinse la corona dell'Asia; si pose in capo due corone, quella dell'Egitto e quella dell'Asia. [14]Alessandro in quel frattempo era in Cilicia, perché si erano sollevati gli abitanti di quelle province. [15]Appena seppe la cosa, Alessandro venne contro di lui per combatterlo. Tolomeo condusse l'esercito contro di lui e gli andò incontro con forze ingenti e lo sconfisse. [16]Alessandro fuggì in Arabia per trovarvi scampo e il re Tolomeo trionfò.[17]L'arabo Zabdiel tagliò la testa ad Alessandro e la mandò a Tolomeo. [18]Ma anche il re Tolomeo morì tre giorni dopo e quelli che egli aveva lasciato nelle fortezze furono sopraffatti da altri che si trovavano sulle fortezze stesse. [19]Così Demetrio divenne re nell'anno centosessantasette.

Primi rapporti tra Demetrio e Gionata

[20]In quei giorni Giònata radunò gli uomini della Giudea per espugnare l'Acra in Gerusalemme e allestì molte macchine contro di essa. [21]Allora alcuni nemici del popolo, uomini iniqui, corsero dal re ad annunciare che Giònata assediava l'Acra. [22]Sentendo la cosa, quegli si adirò; quando ne ebbe conferma, si mise subito in viaggio, venne a Tolemàide e scrisse a Giònata di sospendere l'assedio e di andargli incontro a Tolemàide al più presto per un colloquio. [23]Quando Giònata ricevette il messaggio, ordinò di continuare l'assedio e, scelti alcuni anziani e sacerdoti, decise di esporre se stesso al pericolo; [24]prese con sé argento e oro, vesti e molti altri doni e si recò dal re a Tolemàide e trovò favore presso di lui. [25]C'erano però alcuni traditori del suo popolo a deporre contro di lui,[26]ma il re lo trattò come lo avevano trattato i suoi predecessori e lo esaltò davanti a tutti i suoi amici, [27]lo confermò nella dignità di sommo sacerdote e in tutti gli onori che aveva prima e stabilì che fosse annoverato tra i primi suoi amici. [28]Giònata ottenne che il re dichiarasse la Giudea esente dai tributi insieme alle tre toparchie e alla Samaria e gli promise trecento talenti. [29]Il re acconsentì e scrisse a Giònata, a proposito di tutto questo, lettere del seguente tenore:

Nuova carta in favore dei Giudei

[30]«Il re Demetrio al fratello Giònata e al popolo dei Giudei salute. [31]Rimettiamo anche a voi copia della lettera che abbiamo scritta a Làstene nostro parente intorno a voi, perché ne prendiate conoscenza. [32]Re Demetrio a Làstene suo padre salute. [33]Abbiamo deciso di beneficare il popolo dei Giudici nostri amici e rispettosi dei nostri diritti, per la loro benevolenza nei nostri riguardi. [34]Abbiamo assegnato a loro il territorio della Giudea; i tre distretti di Afèrema, Lidda e Ramatàim restano trasferiti dalla Samaria alla Giudea con le loro dipendenze in favore di quanti offrono sacrifici in Gerusalemme, in compenso dei diritti che il re prelevava in passato ogni anno da loro sui frutti della terra e degli alberi. [35]Da qui innanzi tutte le altre nostre competenze delle decime e delle tasse a noi dovute e le saline e le corone a noi spettanti, tutto condoniamo loro. [36]Nessuna di queste disposizioni sarà mai revocata da oggi. [37]Sia dunque vostra cura preparare una copia della presente e rimetterla a Giònata perché sia esposta sul monte santo in luogo visibile».

Demetrio II soccorso dalle truppe di Gionata ad Antiochia

[38]Il re Demetrio, vedendo che il paese era in pace sotto di lui e nessuno gli faceva resistenza, congedò le truppe perché ognuno tornasse a casa sua, eccetto le forze straniere che aveva assoldate dalle isole dei pagani. Allora gli si inimicarono tutte le milizie dei suoi padri. [39]Trifone, che prima stava con Alessandro, vide che tutte le milizie mormoravano contro Demetrio e andò presso l'arabo Imalcue che allevava il piccolo Antioco figlio di Alessandro. [40]Egli insistette che glielo cedesse per farlo regnare al posto di suo padre e gli riferì quanto aveva detto Demetrio e l'ostilità che avevano per lui i soldati, e rimase là molti giorni.[41]Giònata intanto mandò a chiedere al re che richiamasse gli occupanti dell'Acra in Gerusalemme e quelli delle altre fortezze, perché erano sempre in lotta con Israele. [42]Demetrio fece rispondere a Giònata: «Non solo questo farò per te e per il tuo popolo ma colmerò te e il tuo popolo di onori appena ne avrò l'opportunità. [43]Ora però farai bene a inviarmi uomini che combattano con me, perché si sono ritirate le mie truppe». [44]Giònata gli inviò ad Antiochia tremila degli uomini più forti; essi si recarono presso il re, e il re si rallegrò della loro venuta. [45]I cittadini della capitale si radunarono al centro della città in numero di circa centoventimila uomini e volevano eliminare il re. [46]Il re si rifugiò nel palazzo, ma i cittadini occuparono le vie della città e incominciarono i combattimenti.[47]Il re chiamò in aiuto i Giudei, i quali accorsero tutti a lui; poi si sparsero per la città e ne uccisero in quel giorno circa centomila; [48]quindi incendiarono la città, fecero in quel giorno gran bottino e salvarono il re. [49]I cittadini videro che i Giudei si erano impadroniti della città a loro piacere e si persero d'animo e gridarono verso il re con voce supplichevole: [50]«Stendi a noi la destra e desistano i Giudei dal combattere noi e la città». [51]Gettarono le armi e fecero la pace. I Giudei crebbero in fama presso il re e presso quanti erano nel suo regno e fecero ritorno in Gerusalemme portando grande bottino. [52]Demetrio rimase sul trono del suo regno e il paese fu in pace sotto di lui. [53]Ma rinnegò quanto aveva detto, cambiò rapporti con Giònata e non corrispose alla benevolenza che questi gli aveva dimostrata e lo fece soffrire molto.

Gionata contro Demetrio II. Simone riprende Bet-Zur. Il fatto Casor

[54]Dopo questi fatti, Trifone ritornò con Antioco ancora adolescente, il quale cominciò a regnare e cinse la corona. [55]Si raccolsero presso di lui tutte le milizie che Demetrio aveva licenziate e mossero guerra contro di lui ed egli fuggì e rimase sconfitto. [56]Trifone catturò gli elefanti e si impadronì di Antiochia.[57]Allora il giovinetto Antioco scrisse a Giònata: «Ti confermo il sommo sacerdozio, ti faccio capo dei quattro distretti e ti concedo di essere tra gli amici del re». [58]Gli inviò vasi d'oro e un servizio da tavola con la facoltà di bere in quei vasi, di vestire la porpora e portare la fibbia d'oro. [59]Nominò anche Simone suo fratello comandante dalla Scala di Tiro fino ai confini dell'Egitto. [60]Giònata si diede a percorrere la provincia dell'Oltrefiume e le varie città e accorse a lui, come alleato, tutto l'esercito della Siria. Andò ad Ascalòna e i cittadini gli uscirono incontro a rendergli omaggio. [61]Di là passò a Gaza, ma gli abitanti di Gaza gli chiusero le porte; egli la cinse d'assedio e incendiò i sobborghi e li mise a sacco. [62]Allora quelli di Gaza supplicarono Giònata, il quale diede loro la destra, prelevando i figli dei loro capi come ostaggi e inviandoli a Gerusalemme; poi percorse la regione fino a Damasco. [63]Giònata venne a sapere che i capi di Demetrio si trovavano presso Cades in Galilea con un numeroso esercito e con l'intenzione di distorglielo dall'impresa. [64]Egli si mosse contro di loro, lasciando il fratello Simone nel paese. [65]Simone si accampò contro Bet-Zur e l'assalì per molti giorni assediandola. [66]Allora supplicarono che desse loro la destra ed egli la diede, ma li fece sloggiare di là, occupò la città e vi pose una guarnigione. [67]Giònata a sua volta e il suo esercito si erano accampati presso il lago di Gennesaret e raggiunsero di buon mattino la pianura di Casòr. [68]Ed ecco l'esercito degli stranieri avanzare contro di lui nella pianura, dopo aver disposto appostamenti contro di lui sui monti. Essi avanzavano di fronte [69]quando gli appostati sbucarono dalle loro posizioni e attaccarono battaglia.[70]Tutti gli uomini di Giònata fuggirono, nessuno di loro rimase se non Mattatia figlio di Assalonne e Giuda figlio di Calfi, comandanti di contingenti dell'esercito.[71]Allora Giònata si stracciò le vesti, si cosparse il capo di polvere e si prostrò a pregare. [72]Poi ritornò a combattere contro di loro, li sconfisse e li costrinse alla fuga. [73]I suoi che erano fuggiti, quando videro ciò, ritornarono a lui e con lui si diedero all'inseguimento fino a Cades dov'era il loro accampamento e là anch'essi si accamparono. [74]Gli stranieri caduti in quel giorno furono circa tremila. Giònata tornò poi in Gerusalemme.

Maccabei 1 - Capitolo 12

Relazioni di Gionata con Roma e Sparta

[1]Giònata, vedendo che le circostanze gli erano propizie, scelse uomini adatti e li inviò a Roma per ristabilire e rinnovare l'amicizia con quel popolo. [2]Anche presso gli Spartani e in altre località inviò lettere sullo stesso argomento. [3]Partirono dunque per Roma e là entrarono nel consiglio e dissero: «Giònata sommo sacerdote e il popolo dei Giudei ci hanno inviati a rinnovare la comune amicizia e l'alleanza come la prima volta». [4]E i Romani diedero loro lettere di raccomandazione per le autorità dei vari luoghi, perché favorissero il loro ritorno pacifico in Giudea.

[5]Questa è invece la copia della lettera che Giònata scrisse agli Spartani:

[6]«Giònata sommo sacerdote e il consiglio degli anziani del popolo e i sacerdoti e tutto il resto del popolo giudaico, agli Spartani loro fratelli salute. [7]Gia in passato era stata spedita una lettera ad Onia sommo sacerdote da parte di Areo, che regnava fra di voi, con l'attestazione che siete nostri fratelli, come risulta dalla copia annessa. [8]Onia aveva accolto con onore l'inviato e aveva accettato la lettera nella quale vi erano le dichiarazioni di alleanza e di amicizia. [9]Noi dunque, pur non avendone bisogno, avendo a conforto le scritture sacre che sono nelle nostre mani, [10]ci siamo indotti a questa missione per rinnovare la fraternità e l'amicizia con voi in modo da non diventare per voi degli estranei; molti anni infatti sono passati da quando mandaste messaggeri a noi. [11]Noi dunque fedelmente in tutte le feste e negli altri giorni prescritti ci ricordiamo di voi nei sacrifici che offriamo e nelle nostre invocazioni, com'è doveroso e conveniente ricordarsi dei fratelli. [12]Ci rallegriamo della vostra gloria. [13]Noi invece siamo stati circondati da tante oppressioni e molte guerre: ci hanno combattuti i re dei paesi vicini, [14]ma non abbiamo voluto disturbare né voi né gli altri nostri alleati e amici in queste lotte: [15]abbiamo infatti dal cielo un valido aiuto per il quale noi siamo stati liberati dai nostri nemici ed essi sono stati umiliati. [16]Ora abbiamo designato Numenio figlio di Antioco e Antìpatro figlio di Giasone e li abbiamo inviati presso i Romani a rinnovare la precedente amicizia e alleanza con loro. [17]Abbiamo quindi dato loro disposizioni di passare anche da voi, per salutarvi e consegnarvi la nostra lettera, riguardante la ripresa dei nostri rapporti e la nostra fraternità. [18]Voi dunque farete cosa ottima comunicandoci una risposta su queste cose».

[19]Segue ora copia della lettera che essi avevano inviato ad Onia:

[20]«Areo, re degli Spartani, a Onia sommo sacerdote salute. [21]Si è trovato in una scrittura, riguardante gli Spartani e i Giudei, che essi sono fratelli e che discendono dalla stirpe di Abramo. [22]Ora, dal momento che siamo venuti a conoscenza di questa cosa, ci farete cosa gradita scrivendoci sui vostri sentimenti di amicizia. [23]Noi intanto vi rispondiamo: I vostri armenti e i vostri averi ci appartengono e i nostri appartengono a voi. Abbiamo quindi disposto perché vi sia riferito in questo senso».

Gionata in Celesiria, Simone in Filistea

[24]Giònata ebbe notizia che i generali di Demetrio erano ritornati con forze più numerose di prima per ritentare la guerra contro di lui. [25]Egli si mosse da Gerusalemme e andò loro incontro nella regione di Amat, perché non volle dar loro il tempo di entrare nel suo paese. [26]Mandò nel loro campo delle spie, le quali tornarono annunciando che essi stavano disponendosi per dar loro l'assalto di notte. [27]Quando fu il tramonto, Giònata comandò ai suoi di vegliare tutta la notte e di stare con le armi pronte per la battaglia e dispose sentinelle intorno al campo. [28]Ma anche gli avversari seppero che Giònata e i suoi uomini stavano pronti per la battaglia e furon presi da timore ed esitazione d'animo e allora accesero fuochi nel loro campo. [29]Giònata e i suoi uomini non si accorsero di nulla fino al mattino, perché continuavano a vedere il bagliore dei fuochi. [30]Allora si diede a inseguire le loro tracce, ma non potè raggiungerli, perché avevano passato il fiume Elèutero. [31]Giònata piegò sugli Arabi chiamati Zabadei, li assalì e si impadronì delle loro spoglie. [32]Poi ripartì e andò a Damasco e si diede a percorrere tutto il paese. [33]Anche Simone fece una spedizione, marciando fino ad Ascalòna e ai vicini posti di guarnigione, poi piegò su Giaffa e se ne impadronì; [34]aveva sentito infatti che avevano intenzione di consegnare la fortezza ai partigiani di Demetrio; perciò vi pose una guarnigione per presidiarla.

Lavori a Gerusalemme

[35]Quando Giònata fu di ritorno, radunò in assemblea gli anziani del popolo e deliberò con loro di costruire fortezze in Giudea, [36]di sopraelevare le mura di Gerusalemme e di alzare una grande barriera tra la città e l'Acra per separare questa dalla città affinchè fosse isolata, così che non potessero più né comperare né vendere. [37]Si organizzarono dunque per ricostruire la città e poiché era rovinato parte del muro sul torrente dal lato orientale, Giònata allestì il cosiddetto Kafenata. [38]Simone a sua volta ricostruì Adida nella Sefela fortificandola e applicandovi porte e sbarre.

Gionata cade nelle mani dei suoi nemici

[39]Intanto Trifone cercava di diventare re dell'Asia, cingere la corona e stendere la mano contro il re Antioco, [40]ma sospettava che Giònata glielo impedisse e, nel caso, gli muovesse guerra. Perciò cercava di averlo nelle mani e di eliminarlo; si mosse dunque e venne a Beisan. [41]Giònata gli uscì incontro con quarantamila uomini scelti e inquadrati e venne a Beisan. [42]Trifone, vedendo che era venuto con numeroso esercito, si guardò bene dal mettergli le mani addosso. [43]Anzi lo ricevette con molti onori, lo presentò a tutti i suoi amici, gli offrì doni e ordinò ai suoi amici e alle sue truppe di obbedirgli come a lui stesso.[44]Disse a Giònata: «Perché mai hai disturbato tutta questa gente, non essendoci guerra tra di noi? [45]Su, dovresti rimandarli alle loro case; tu scegli per te pochi uomini che ti accompagnino e vieni con me a Tolemàide e io la consegnerò a te insieme con le altre fortezze e il resto dell'esercito e tutti i funzionari, poi tornerò indietro e partirò: sono venuto appunto per questo». [46]Giònata, fidatosi di lui, fece quanto aveva detto e rimandò le truppe che tornarono nella Giudea. [47]Fece rimanere tremila uomini, di cui duemila lasciò in Galilea e gli altri mille andarono con lui. [48]Ma quando Giònata fu entrato in Tolemàide, i cittadini chiusero le porte e si impadronirono di lui e passarono a fil di spada quanti erano entrati con lui. [49]Trifone mandò poi fanti e cavalli in Galilea e nella grande pianura per liquidare tutti gli uomini di Giònata. [50]Ma essi avevano sentito dire che Giònata era stato catturato e che era finita per lui e per quelli che erano con lui e, incoraggiatisi l'un l'altro, si presentarono inquadrati, pronti alla battaglia. [51]Gli inseguitori li videro decisi a difendere la loro vita e se ne tornarono. [52]Così tutti giunsero senza molestie in Giudea; fecero lutto per Giònata e per quelli della sua scorta e furono presi da grande timore. Tutto Israele si immerse in un lutto profondo. [53]Tutti i popoli intorno a loro cercarono subito di sterminarli, dicendo appunto: «Non hanno più né capo né sostegno: scendiamo ora in guerra contro di loro e cancelleremo anche il loro ricordo dagli uomini».

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